Terzo colesterolo, quando l'integrazione diventa prevenzione

Ebbene si! Esiste un terzo colesterolo la LIPOPROTEINA A (lpa).

IL TERZO COLESTEROLO LIPOPROTEINA a (Lpa)
HA UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLO SVILUPPO INFARTO e TROMBOSI

Tutti fin'ora erano concentrati sul valore del colesterolo totale, invece a quanto pare occorre avere un' attenzione particolare sul valore della lipoproteina a (Lpa), che definisco il terzo tipo di colesterolo.
I primi due sono sono:
- colesterolo LDL (detto cattivo, aterogeno)
- colesterolo HDL (detto buono).

Ogni giorno si riscontrano un incremento di persone con valori elevati di Lipoproteina a (Lpa).
Una persona su 6 è interessata sul piano genetico, e può avere una seria alterazione della lipoproteina a (Lpa), un bio-marcatore della salute del cuore e dell’intero sistema cardiovascolare.

E’ davvero un problema di salute pubblica ormai da più sottovalutare.
Vediamo nel dettaglio i rischi, come si può diagnosticare, cosa ci può aiutare attraverso la prevenzione e l'integrazione alimentare a limitare i danni che l'eccessiva presenza può comportare.

RISCHIO CARDIO - VASCOLARE
Si possono avere “normali” il valore del colesterolo totale, HDl, LDL ma avere valori elevati di Lipoproteina a (Lpa). 

E’ un fattore di rischio per morti improvvise, trombosi, infarto miocardico. 

Agisce sul sistema plasminogeno, un sistema complesso che controlla la formazione di trombi nell’interno del sistema vascolare.
La ricerca scientifica non ha ancora una visione conclusiva e non esiste ad oggi una terapia convalidata e certa per il suo controllo.
Questa lipoproteina va incontro ad un suo netto aumento quando si ha una patologia dei mitocondri e dei perossisomi, presenti in ogni cellula del nostro corpo e deputati alla ossidazione degli acidi grassi all’interno delle cellule, in particolare nel fegato.
Ritengo che una sana alimentazione ricca di verdura cruda e cotta, tre-quattro volte pesce nella settimana e integrazione con omega3, astensione da ogni bevanda alcolica e una integrazione con L-Carnitina possa svolgere una azione in grado di tenere sotto controllo un valore elevato di questa lipoproteina. 

Questa è una struttura molecolare che si forma nel fegato e intestino, dal colesterolo LDL e serve per trasportare alcune molecole lipidiche nel sangue. E’ da anni che sto studiando questa lipoproteina ed ho diversi pazienti in trattamento.

ANALISI CLINICHE
A chi vuole procedere ad una verifica preventiva, può eseguire oltre alla Lipoproteina a (Lpa), omocisteina, trigliceridi, fibrinogeno, colesterolo totale, HDL, LDL, consigliandosi col proprio medico curante.
La Lipoproteina a (Lpa) viene chiamata anche il “terzo colesterolo” in relazione al colesterolo LDL (primo colesterolo), il più aggressivo per la salute delle nostre arterie.
Il colesterolo HDL, “il secondo colesterolo “.
Questa lipoproteina a (Lpa) porta al suo interno acidi grassi trans e colesterolo esterificato e non riesce ad essere rimossa per alterazione dei suoi recettori nelle cellule.
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che persone con livelli elevati di questa proteina presentano un rischio di infarto raddoppiato rispetto ad altre persone.

I dati dello studio sono stati illustrati nel congegno promosso a Firenze dal Centro nazionale per la Lotta contro l'Infarto. Ma dallo stesso convegno arriva anche una buona notizia: risultati incoraggianti nella riduzione di livelli di lipoproteina(a) si sono ottenuti recentemente con la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. Scoperta nel 1963, rimasta per molti anni vero e proprio 'oggetto misterioso', la lipoproteina(a) ha evidenziato nel tempo proprietà trombogene ed aterogene che hanno fatto sospettare sue implicazioni nell'insorgenza di malattie cardiovascolari. ".
Oggi sappiamo che la lipoproteina(a) e' un fattore di rischio cardiovascolare indipendente da quelli tradizionali come colesterolo totale, ipertensione, diabete, obesità e fumo, per cui i suoi effetti si sommano a quelli dei fattori di rischio più conosciuti". A sciogliere gli ultimi dubbi e' stato lo studio appena pubblicato, condotto da un Consorzio di ricerca chiamato Procardis, che riunisce scienziati dell'Istituto Mario Negri di Milano, del Wellcome Trust Centre e della Clinical Trials Service Unit di Oxford, del Karolinska Institute di Stoccolma e dell'Universita' di Munster, in Germania.

GENETICA e SALUTE
I livelli plasmatici di Lp(a), mostrano una notevole variabilità tra gli individui e risultano geneticamente determinati dal gene Lpa.
Lo studio del gruppo Procardis, che complessivamente ha analizzato il genotipo di 16.000 soggetti europei, ha dimostrato che tra le diverse varianti del gene Lpa, due in particolare sono associate all'aumento del livello plasmatico di Lp(a) e svolgono un ruolo causale nello sviluppo della malattia coronarica e dell'infarto.
Una persona su sei e' portatrice di una di queste due varianti nel suo DNA e ha di conseguenza livelli piu' elevati di Lp(a) e un rischio di infarto raddoppiato rispetto ai soggetti con genotipo normale; i soggetti portatori di entrambe le varianti hanno un rischio elevato di piu' di quattro volte.
Individuato il killer, resta pero' il problema di bloccarlo, per prevenire il rischio cardiovascolare.
Farmaci ipolipidemizzanti tradizionali come le resine, la terapia estrogenica, i fibrati, hanno fornito risultati modesti o nulli; le statine presentano risultati discordanti e talvolta sembrano addirittura aumentare i livelli di Lp(a). Per questo motivo la ricerca si e' orientata verso altri trattamenti. Una delle opzioni emergenti per efficacia e tollerabilità e' la L-carnitina, una sostanza endogena nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi. La L-carnitina e' una sostanza naturale, presente nell'organismo, normalmente assunta con i cibi, dunque attraverso l'alimentazione. Si trova prevalentemente nei muscoli e ha lo scopo di migliorare l'attività energetica dell'organismo. "I risultati preliminari di una serie di studi, qualificano la L-carnitina come una nuova opportunità terapeutica per la riduzione dei livelli di Lp(a) in pazienti dislipidemici.

LA CARNITINA
La carnitina si è dimostrata efficace nel ridurre i livelli plasmatici della lipoproteina(a) con ridotti effetti collaterali. La L-carnitina e' una molecola di ampia disponibilità, anche a basso costo, e ha un'azione protettiva sulla cellula, un'azione energizzante e un'azione sui lipidi".

Alla base di tutte queste scoperte, restano comunque dei punti fermi molto importanti;

1) alimentazione sana e corretta

2) movimento fisico anche blando ma costante

3) integrazione alimentare corretta.


Se avete ulteriori domande potete commentare oppure scrivermi compilando il modulo contatti che trovate alla fine della pagina o sulla pagina 

Fonte dell'artico Dott. Rossi dietista

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